ROERO, UN VIAGGIO TRA STORIA, VIGNETI E CASTELLI

Michele Zese, Landscape’s Boys

Negli ultimi anni stiamo assistendo all’emergere di nuove tendenze nel campo del turismo, le persone sono sempre più attratte dalla dimensione esperienziale del viaggio. Secondo uno studio realizzato da Banca Ifis per il trentennale di Federturismo, successivamente alla crisi sanitaria, emerge tra i turisti il desiderio di ricercare nel viaggio un’occasione unica,  quasi un mezzo  per vivere un’avventura nuova e arricchente.  Il viaggio non è solo più un momento di svago e di riposo, bensì diventa un’opportunità di conoscenza, la ricerca di un’esperienza che sappia lasciare un segno aggiungendo un qualcosa in più alla nostra conoscenza del mondo. Per rispondere a questa tendenza attuale, c’è una maniera antichissima che ci consente di immergerci all’interno di nuove culture: la narrazione. Le storie sono infatti la modalità con cui l’essere umano si orienta nel mondo, da una parte ci consentono di attribuire significato agli eventi della nostra vita, influenzano il pensiero e i valori nei quali crediamo, plasmano la nostra identità personale e sociale, dall’altra l’ascolto dei racconti di una tradizione a noi sconosciuta è forse il modo più immediato per calarsi in una realtà lontana cercando di comprenderla.

C’è un piccolo paese della provincia di Cuneo che conserva all’interno del suo castello una narrazione molto preziosa, la storia di un’epoca che segnò per secoli l’identità culturale dei popoli di Langa, Roero e Monferrato. Siamo in un piccolo paese del Roero situato in una posizione di confine tra le ormai famose Langhe e il meno conosciuto territorio della sinistra orografica del Tanaro, Magliano Alfieri. Qui negli anni ’60 si sviluppo l’esuberante ricerca del Gruppo Spontaneo di Magliano Alfieri. Nato inizialmente come una semplice compagnia di amici ispirata dalle idee dei movimenti culturali del ’68, Il Gruppo Spontaneo ebbe il grande merito di interpretare correttamente un momento storico di transizione e di anticipare quei movimenti (tra i tanti, slow food) che qualche anno dopo iniziarono a diffondersi a livello nazionale e internazionale, divulgando l’attenzione per il locale in opposizione alla spinta inversa della globalizzazione.

La storia di questi ragazzi inizia con il miracolo economico italiano a cavallo tra gli anni ‘50 e ’60, quando cominciò a generarsi quella frattura, adesso visibile così chiaramente, tra la civiltà contadina e la cultura industriale che tutt’ora pervade ogni ambito della nostra società. Consapevoli del grande cambiamento in atto, Il Gruppo Spontaneo si adoperò per salvare il ricordo di un mondo che stava per essere spazzato via. Il grande merito non fu solo quello di recuperare i racconti, le ballate, i canti e le testimonianze di una cultura orale che rischiava di perdersi per sempre, fu soprattutto la ricerca del significato profondo dell’esperienza contadina, la ricetta che aveva tenuto insieme quel mondo per secoli e che si reggeva su un senso di comunità che oggi fatichiamo a ritrovare. Questo enorme lavoro fu portato avanti più di tutti da Antonio Adriano, personaggio carismatico e infaticabile, che raccolse, scrisse, testimonio e più di tutti cercò di custodire la saggezza racchiusa di questo mondo antico.

Le tappe di questa storia possono essere ripercorse recandosi all’interno del castello di Magliano Alfieri dove sono allestiti due musei: il museo dei soffitti in gesso e il museo del paesaggio. Il primo, inaugurato nel ’94, espone il fenomeno dei soffitti in gesso, arte povera tipica delle case contadine di Langa, Roero e Monferrato; mentre il museo del paesaggio, realizzato nel 2015 e dedicato proprio ad Antonio Adriano, è stato curato dall’Università del Gusto di Pollenzo e ci regala uno spaccato unico della storia locale, della sua evoluzione paesaggistica e antropologica.

Il castello di Magliano non è poi conosciuto solo per i musei, ospita infatti al suo interno due ristoranti, il pub pizzeria Alfieri, che oltre ad essere situato in una dimora storica unica vanta una vista mozzafiato sulla valle del Tanaro, e il ristorante di Stefano Paganini, chef talentuoso conosciuto per la vivacità e l’originalità sella sua cucina.

Lasciandoci il castello di Magliano Alfieri e la Valle del Tanaro alle spalle, addentrandoci verso il cuore del Roero, uno dei primi paesi in cui ci si imbatte è Castellinaldo, paese che detiene il primato come comune più vitato del Roero, dove il 63% del territorio è coltivato a vigna. Sulla strada che collega Magliano a Castellinaldo il colpo d’occhio è unico, le forme serpeggianti delle colline formano un vasto mare verde al quale non si può rimanere indifferenti. Su questa strada, al termine della lunga discesa che collega i due paesi, si trova l’inizio di un sentiero recente, espressione di una delle storie più interessanti di quest’area.

Si tratta della Strada della Barbera, inaugurata nel 2020 e in parte realizzata in bitume ecologico con una colorazione che ricorda le vinacce, questo percorso enoturistico arricchito con panchine, fiori e opere d’arte consente ai turisti di addentrarsi tra gli incantevoli vigneti di barbera, svelando tutta la bellezza tipica delle colline roerine. Questa strada testimonia l’instancabile lavoro dei vignaioli di Castellinaldo, che dall’uva raccolta su queste colline producono una barbera dalle caratteristiche molto peculiari. Recentemente (nel 2021) questo vino ha ottenuto il riconoscimento ufficiale della sottozona “Castellinaldo”, il suolo di questa area è più sciolto, c’è infatti una componente sabbiosa maggiore rispetto alle altre aree di produzione tipiche della Barbera d’Alba, ciò permette di produrre un vino dalle caratteristiche davvero originali.

Tra i vitigni che si scorgono durante il sentiero spicca per maestosità il castello del paese, dove nell’antica scuderia, grazie all’associazione dei “Vinaioli di Castellinaldo”, è possibile degustare il vino e i prodotti locali. Ai piedi del maniero c’è poi una tappa immancabile, L’Osteria delle Aie, dove all’ottima cucina piemontese si ha la possibilità di degustare i migliori vini del territorio.

Da Castellinaldo in soli 5 minuti di macchina si arriva a Priocca, paese conosciuto ai più per lo storico ristorante stellato Il Centro, proprietà della famiglia Cordero.

Molto meno conosciuto è invece il museo del vino aperto recentemente: Mondo del Vino – Wine Experience. Inaugurato nel 2019, il museo è stato realizzato dall’azienda vitivinicola Mondo del Vino, ospita un’esposizione permanente di 500 mq in cui il visitatore ha la possibilità di tuffarsi in un’esperienza interattiva originale esplorando a 360 gradi la cultura del vino. Attraverso una tecnologia di ultima generazione qua è possibile apprendere informazioni sulle caratteristiche dei diversi vitigni, comprendere le modalità con cui vengono realizzati i vini e imparare come impostare una corretta degustazione. L’ultima parte del percorso è forse la più interessante dal punto di vista dell’apprendimento, si tratta di un momento propedeutico alla degustazione dove attraverso alcuni strumenti molto efficaci, come la rosa dei sapori o una macchina capace di riprodurre specifici profumi dei vini, vengono fornite quelle nozioni indispensabili per godersi in modo consapevole una degustazione.

Se i musei del castello di Magliano Alfieri raccolgono le narrazioni di un tempo passato, il museo di Priocca cerca di trasmettere un linguaggio appropriato per descrivere l’esperienza della degustazione. Lyotard scriveva circa mezzo secolo fa che la nostra epoca si caratterizza per la fine delle grandi narrazioni, e forse è così, siamo condannati a muoverci tra “piccole narrazioni”, storie e linguaggi che sicuramento non restituiscono una visione assoluta e completa della vita, ma che possono sicuramente lasciare un segno arricchendo il bagaglio delle nostre esperienze e, inevitabilmente, ciò che siamo.